Firenze Sotterranea: evidenze storiche per il tunnel sotto l’Arno

Enrico Baccarini

I recenti sopralluoghi del Sindaco di Firenze Matteo Renzi e dell’Assessore alla Cultura Eugenio Giani, recuperano dalla memoria, ormai quasi perduta, un antico camminamento, un tunnel che la Firenze antica possedeva tra le sue due rive, un passaggio che attraversava il fiume Arno collegando le due sponde della città.

Facendo qualche ricerca abbiamo recuperato alcune notizie davvero interessanti che vogliamo condividere con Voi. Anzitutto esistono tradizioni che parlano di un passaggio sconosciuto che dal Fosso di Gamberaia arriverebbe in San Niccolò per, successivamente, attraversare il fiume Arno. In questo dedalo di gallerie sotterranee alcune cronache riportano come, cinquant’anni fa cinque ragazzi avessero scoperto anche un cadavere mummificato di un militare tedesco. Grazie ai prossimi interventi della municipalità fiorentina questi luoghi potranno oggi rivivere e riportare alla luce del giorno i loro tesori e i loro segreti.

Si tratta di un progetto la cui realizzazione richiederà ancora tempo e risorse. Anticamente nel dedalo sotto la Torre della Zecca si coniavano le monete, il famoso fioroino d’oro, tra i simboli più noti e riconosciuti dell’antica Florentia.

Firenze sotterranea : appunti, ricordi, descrizioni, bozzetti / Jarro (G. Piccini). – Firenze : R. Bemporad & figlio, 1900


L’assessore Giani vuole trasformarlo in museo, ma ci vorranno almeno due anni: «Ne ho già parlato con Renzi, è interessato». Negli anni Cinquanta un gruppo di ragazzi armati di funi e lumi a carburo scopriva il cunicolo che dal Fosso di Gamberaia, sul Viale dei Colli, arriva in San Niccolò e da lì, passando sotto l’Arno, raggiunge la Torre della Zecca. Una città abbandonata fatta di cunicoli, gallerie, passaggi. Ci trovarono anche un cadavere. Il corpo era perfettamente conservato. Praticamente mummificato. Era un uomo con i pantaloni della milizia fascista. Una raffica in petto e un pugnale con un’aquila d’argento in pugno.
Ma il sogno di passare sotto l’Arno si era già realizzato nel lontano 1877, quando 4.616 persone lo attraversarono pagando 25 centesimi. Per un incasso complessivo di 1.154 lire. Un sogno che presto sarà alla portata di tutti. Tra un paio d’anni almeno. Sempre se il progetto dell’assessore alla Cultura Eugenio Giani di farne un museo andrà in porto. Il Museo del Fiorino. Il progetto, stimato in un milione di euro, è promosso dal Comune insieme all’Ufficio delle Belle Arti. Dovrebbe essere il primo biglietto da visita per i tanti turisti che proprio lì davanti arrivano in pullman.
«Ne ho appena parlato anche con Matteo Renzi – ha detto Giani – e sembrava molto interessato». I sotterranei che collegano la Torre della Zecca a San Niccolò sono in buone condizioni, e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono formati da volte quattrocentesche alte quattro metri. Ci coniavano il mitico fiorino. Gli ingranaggi, i magli dei macchinari erano azionati dall’acqua dell’Arno che in quel punto formava un’ansa.

La Torre della Zecca in un quadro di Fabio Borbottoni 1820-1902

Era la ‘fabbrica della moneta’. Il fiorino d’oro – 3,54 grammi a 24 carati – uno dei simboli della potenza di Florentia, da cui prese il nome. Era il lontano 1252. In poco tempo divenne la moneta di scambio preferita in tutta Europa. Il supereuro d’antan. La Torre era un baluardo, un presidio arroccato sulle mura ad est della città. Una vera e propria fortezza poi smantellata a fine Ottocento per fare i lungarni. Dalla sua terrazza si dominavano il fiume e la città. Dall’alto dei suoi 25 metri si vedevano anche i condannati a morte che passavano sotto la Porta della Giustizia e si dirigevano al patibolo che era lì sotto, dove ora c’è la caserma dei Carabinieri.

Sotto la torre della Zecca ci sono 300 metri quadrati di superficie dove dal Quattrocento al Settecento venivano coniati i fiorini della Repubblica, operazione per la quale servivano macchine azionate dall’acqua e per questo l’officina era sotterranea. Nel Cinquecento era inoltre un collegamento usato con scopi difensivi.

La Torre della Zecca, vista dall’opposto lungarno

Se lo studio di fattibilità per l’impermeabilizzazione del tunnel (di cui si occuperà Publiacqua) darà risultati positivi e si troveranno circa 3 milioni di euro per il suo restauro, dall’anno prossimo il percorso potrebbe aprire al pubblico. Cittadini e turisti potrebbero così accedere ad una sorta di nuovo percorso del Principe.

La Torre di piazza Piave, infatti, fino a poco tempo fa era tenuta sotto tutela militare come presidio contro gli attentati alla caserma. Secondo il progetto di Giani l’interno della Torre, che dispone di tre piani di 50 metri quadrati perfettamente agibili, sarà dedicata all’esposizione delle monete, mentre nei sotterranei verranno ricollocati i fac-simile dei macchinari usati per coniarle.
Questa città sotto la città è stata anche rifugio durante la guerra. È stata perfino un bar, il bar sotto il fiume. Un vecchio ritrovo aperto tra le due guerre collegato con una zattera sull’Arno. C’è ancora il bancone in pietra, con due prese d’aria nella volta. Più in la ci sono i segni e le frecce di un rifugio antiaereo, usato negli anni ’40. Le tracce dei secoli si mescolano tra loro, nella polvere, nell’umido e nelle tenebre.

Leave a Comment