«Hitler è morto in Brasile»: pubblicata in un libro la foto che lo proverebbe

San Paolo – Adolf Hitler non si sarebbe suicidato nel bunker della Cancelleria di Berlino il 30 aprile del 1945 ma sarebbe fuggito in Brasile, dove altri gerarchi nazisti trovarono rifugio dopo la Seconda guerra mondiale, e sarebbe morto in un villaggio del Mato Grosso alla metà degli anni Ottanta, quasi centenario.

L’ardita tesi è contenuta nel libro “Hitler in Brasile, la sua vita e la sua morte”, pubblicato nel Paese sudamericano da Simoni Reneè Guerrero Dias, una insegnante di educazione artistica, che si è attirata le critiche di storici e docenti universitari. 

Cutinga e il presunto Hitler

Cutinga e il presunto Hitler

«La tesi del libro manca totalmente di rigore scientifico», ha detto Candido Moreira Rodrigues, storico della Università federale del Mato Grosso.

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Secondo l’autrice, di religione ebraica, Hitler sarebbe fuggito, con l’aiuto del Vaticano, in Argentina. Da dove sarebbe passato in Paraguay ed infine in Brasile, dove si sarebbe stabilito prima nello stato del Rio Grande do Sul e infine a Nossa Senhora do Livramento, una cittadina di 11 mila abitanti, nel cuore del Mato Grosso, dove era conosciuto come “o alemao velho”, (“il vecchio tedesco”) e dove sarebbe sepolto con il nome di Adolf Leipzig. Lì Hitler si sarebbe anche fidanzato con una ragazza di colore, Cutinga, “immortalata” anche lei nella foto che ritrarrebbe i due insieme.


L’autrice sconfina nel genere fantasy quando sostiene che il Vaticano avrebbe consegnato ad Hitler la mappa di un tesoro nascosto dai gesuiti nel XVIII secolo in una caverna di Nobres, cittadina turistica del Mato Grosso.

Guerrero Dias si difende dalle critiche e annuncia di aver identificato un presunto discendente del Fuhrer in Israele al quale chiederà di sottoporsi all’esame del dna e compararlo poi con i resti del “vecchio tedesco” vissuto nel Mato Grosso.

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La tesi dell’autrice non è originale: altri romanzieri hanno sostenuto che Hitler sia fuggito in vari modi (anche in sommergibile) in Sudamerica.

Ma il romanzo più famoso è quello di Ira Levin: “I ragazzi venuti dal Brasile”, da cui venne tratto un film di successo, in cui si raccontano gli esperimenti del dottor Mengele durante la latitanza in Brasile per “ricreare” Hitler attraverso la clonazione.

Fonte – Il Secolo XIX, 25 gennaio 2014

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