INAF: A caccia di alieni con gli exobot
E’ l’idea di John D. Mathews, Università Penn State, il quale ritiene che esplorare lo spazio con dei robot sarebbe più efficace e meno dispendioso. I robot sarebbero autonomi e potrebbero scoprire anche altre forme di vita nell’universo.
Non smetteremo mai di chiederci se siamo soli nell’universo e se esistono altre forme di vita. E non smetteremo mai di chiederci cosa c’è dietro quel 96% dell’universo che ancora non conosciamo. John D. Mathews, professore di ingegneria elettrica presso l’Università Penn State, USA, pensa che dei robot potrebbero fare tutto il “lavoro sporco”, cercando forme di vita extraterrestri ed esplorando il cosmo al posto nostro.
Lo studioso ritiene che degli exobot, robot auto replicanti e autonomi, potrebbero, oltre a captare segnali di altri esseri, anche pulire il cosmo dai detriti spaziali. Mathews afferma che con l’ausilio delle macchine l’esplorazione dello spazio, così come della cinta di asteroidi, sarebbe conveniente in termini di costi e di tempi e sicuramente non pericolosa per gli esseri umani. Viaggiare e fare ricerca nello spazio è sicuramente molto dispendioso e richiede vaste risorse economiche. Mathews ritiene i robot potrebbero arrivare in zone del cosmo che gli uomini non sono in grado di raggiungere. Per ammortizzare i costi, i primi exobot potrebbero essere costruiti sulla Luna per utilizzare le risorse lunari e l’assenza di gravità.
I robot sarebbero in grado di riconoscersi tra loro e di identificare un loro simile ovunque si trovi nello spazio. Grazie al loro utilizzo sarebbe più semplice individuare detriti cosmici vicino l’orbita terrestre: potrebbero addirittura riciclarli. Gli exobot viaggerebbero nello spazio usando le risorse che, di volta in volta, troverebbero per continuare la loro missione.
Insomma, se davvero esistono degli alieni, lì da qualche parte nell’Universo conosciuto e sconosciuto, questa potrebbe essere una soluzione per scovarli.
Fonte – INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), articolo di Eleonora Ferroni, 19 Aprile 2012
5 Comments
Yuri Leveratto
05/05/2012Interessante. E’ una specie di “Paradosso di Fermi” al contrario. In sostanza si sosteneva che, se esistessero civiltà tecnologiche nell’universo, ci avrebbero già contattato perchè appunto avrebbero inviato delle sonde auto-replicanti che avrebbero esplorato tutto l’universo. Ma di queste sonde non c’è traccia. Ergo: siamo soli.
E’ solo una possibilità, qualcuno potrebbe già aver inviato questi robot-sonda, che però non sarebbero ancora giunti a noi.
Enrico Baccarini
05/05/2012Ciao Yuri,
come dici te è un paradosso di Fermi al contrario. Riguardo però alla possibilità che non ci sia traccia di queste sonde automatiche sulla Terra o nel nostro sistema solare “Ergo: siamo soli” non mi trovo d’accordo. Esiste una fenomenologia UFO che da decenni, ma sarebbe meglio dire da secoli se non millenni, esiste e non può essere negata.
Parallelamente se cercassimo degli Exobot alieni definiti così come nell’articolo potremmo forse dire che, per come li intendiamo noi, probabilmente non siamo riusciti ad identificarli ma questo non nega la loro presenza.
Come diceva Sir Fred Hoyle “La prova dell’assenza non è l’assenza della prova”!!!
EnricoB
Yuri Leveratto
06/05/2012Ok, ma il fatto che si siano avvistati degli “oggetti volanti non identificati” non prova che siano macchine inviate (o pilotate) da alieni di altri mondi.
Per meglio specificare: non nego la presenza di “oggetti volanti non identificati” (solo il 5% degli avvistamenti è per ora inspiegabile), ma per ora nessuno ha portato la prova definitiva che appunto siano inviati da intelligenze non umane.
Enrico Baccarini
09/05/2012Yuri, la questione richiederebbe molto più di un commento/post ma se posso darti ragione sull’inspiegabilità di un 5% a fronte della casistica è vero anche che fin dalle sue origini il fenomeno è stato analizzato anche nelle tracce a terra che hanno lasciato questi velivoli.
In certi casi (vd. caso Rendlesham) furono coinvolti militari e le analisi compiute sul terreno identificarono sostanze per noi improducibili (ancora) o in altri casi i livelli isotopici riscontrati su tracce al suolo lasciate differivano da quelli presenti sul nostro pianeta ergo si trattava di qualcosa che non era originario di qui.
Certamente tutto ciò che vola e non è identificato non è per forza un UFO nel senso comune (cioé extraterrestre) ma è altrettanto vero che di prove (come a mala pena accennato) ce ne sono numerose!
Yuri Leveratto
12/05/2012Attenzione a non confondere la fenomenologia OVNI (o UFO) con la possibile presenza di esseri non umani provenienti da altri mondi al loro interno ( o che li inviano)… sono due cose assolutamente da non confondere
Una cosa è l’OVNI altra cosa è la possibilità che sia guidato (o inviato) da intelligenze non umane. Cosa che fino a prova contraria non è stato provato scientificamente.
Per quanto riguarda l’incidente in Rendlesham al quale fai riferimento, non mi sembra vi siano “prove” che il supposto OVNI in questione sia stato inviato o pilotato da intelligenze non umane, anzi, non vi sono prove neppure che vi sia stato un reale avvistamento OVNI, in quanto non c’è nemmeno una foto o una registrazione audio o video, e non è stato trovato alcun pezzo di alcun oggetto non identificato. Vi sono solo le testimonianze dei tre soggetti che hanno creato il caso che peraltro si sono contraddetti nell’intervista concessa a Robert Stack. Le luci che i tre avvistatori dicono di aver visto possono essere state innumerevoli cose: come fenomeni atmosferici, o anche pianeti o stelle (o fari, come descritto). Per quanto riguarda il fatto da te accennato che analisi del terreno hanno riscontrato livelli isotopici non terrestri o sostanze non terrestri, ammetto che non sono a conoscenza di tali studi e ti sarei grato se potessi inviarmi tali rapporti scientifici. Chi li ha fatti?
Grazie per questo spazio di confronto, anzi sarei interessato ad approfondire questo argomento con se te lo ritieni possibile.